SENSOWORKS: La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale mette in evidenza opportunità e criticità del PNRR riguardo al settore del WASTE MANAGEMENT: un comparto con un giro d’affari di 14 miliardi di euro all’anno (0,8% del PIL) e 95 mila occupati.
Un’analisi di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, porta alla luce le principali criticità del PNRR per il settore del waste management, indicando anche la linea da seguire per riuscire a superarle. La società guidata da Niccolò De Carlo rimarca in Italia notevoli ritardi nell’impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti, un comparto che fattura circa 14 miliardi di euro all’anno, l’equivalente dello 0,8% del PIL nazionale, e che occupa 95 mila lavoratori, l’1,58 % dell’intero comparto industriale.
«L’andamento degli investimenti nel settore del waste management è stato altalenante negli ultimi anni, marcando un calo complessivo del 33% poi interamente recuperato nell’ultimo anno, arrivando nuovamente a toccare 1,5 miliardi di euro di investimenti, sostenuti in parte dalle amministrazioni pubbliche (20%) ma soprattutto dalle aziende di gestione dei servizi (80%), per un totale di 9 miliardi di euro investiti in 7 anni» osservano gli analisti di Sensoworks, facendo riferimento ai dati del Rapporto 2021 della Corte dei Conti. Riapplicando poi le distribuzioni rilevate per il quadriennio 2014-2017 dal Green Book pubblicato dalla Fondazione Utilitatis agli investimenti rilevati per il 2020 dalla Corte dei Conti, Sensoworks snocciola i dati aggiornati.
«Poco meno della metà degli investimenti è relativa alla fase di raccolta (748 milioni di euro), mentre 754 milioni di euro sono per la realizzazione degli impianti» osservano gli analisti. E in merito agli impianti —osservano gli analisti di Sensoworks— 345 milioni di euro vengono spesi per il recupero energetico, 132 milioni per le discariche, 130 milioni per gli impianti di selezione, 73 milioni per il compostaggio, 57 milioni per il trattamento meccanico-biologico (TMB) e 17 milioni per i digestori anaerobici. Il fabbisogno di investimenti, però è ben maggiore. Le principali associazioni di categoria stimano che per il periodo 2020-2030 siano necessari 12 miliardi di euro di investimenti per riuscire a raggiungere gli obiettivi ambientali della nuova direttiva europea sull’economia circolare. «L’analisi della Corte dei Conti segnala tuttavia che la realizzazione di infrastrutture per la gestione dei rifiuti è decisamente inferiore a quanto programmato e indicato come fabbisogno minimo» riportano gli esperti di Sensoworks.
Secondo la Corte dei Conti, inoltre, nel 2020 solo il 42% delle risorse programmate sono state effettivamente utilizzate. «A causa del Coronavirus vi è stato un sostanziale azzeramento della spesa: il 37% dei finanziamenti previsti ha insistito su opere mai avviate» si apprende dal Rapporto 2021. Insomma, pur disponendo delle risorse necessarie, solo il 20% delle opere finanziate viene realizzato. Altra criticità —mettono in evidenza gli esperti di Sensoworks— riguarda poi i tempi di realizzazione delle infrastrutture di gestione dei rifiuti. Il tempo medio per la realizzazione di un impianto è di oltre 4 anni, con punte che arrivano anche a 10 anni. Ci vogliono mediamente 32 mesi per la progettazione, 6 mesi per l’affidamento e 12 mesi per la realizzazione. «Di fronte a questi dati incontrovertibili non basteranno certo i fondi del PNRR. Occorrono invece decreti di semplificazione. Più che un problema di risorse —infatti— in Italia abbiamo un problema di procedure» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).
Le conclusioni del rapporto della Corte dei Conti non lasciano dubbi: la realizzazione delle infrastrutture programmate e finanziate marcia a ritmi insufficienti, con opere finanziate che mediamente risultano essere di importo inferiore al milione di euro. «Un ammontare che sottende progetti relativi ad opere minori» commenta Niccolò De Carlo. «Ma le criticità del PNRR—prosegue il ceo di Sensoworks— non riguardano solo il waste management: in generale tutti i lavori pubblici in Italia hanno tempi di avvio e di completamento più lunghi di quelli massimi previsti dal recovery plan. Dall’affidamento dei lavori alla loro ultimazione occorrono mediamente 6 anni e se poi si computano anche le fase di programmazione e la fase decisionale, la durata complessiva si allunga ulteriormente».
In Italia —applicando i dati storici— la proiezione di spesa dei lavori pubblici avviati nel 2021 raggiungerebbe il suo massimo nel 2025 e consentirebbe di impiegare una percentuale delle risorse complessive almeno pari al 90% solo a partire dal sesto anno successivo all’avvio della procedura, ossia nel 2027. Se a questo flusso di spesa si affiancasse un ulteriore flusso di analogo importo relativo alle procedure avviabili in uno dei due anni previsti per le procedure del PNRR, emergerebbe la necessità di triplicare la velocità di spesa al fine di poter spendere almeno il 95% delle risorse entro il limite massimo di 5 anni.
Come risolvere l’antinomia? La soluzione è nell’Intelligenza Artificiale. «Ci riferiamo ai grandi progetti legati alle Smart City ed alla realizzazione “smart” delle grandi opere infrastrutturali, ma anche —tornando nel piccolo all’argomento dei rifiuti— a prodotti ed algoritmi innovativi che possano contribuire a ridurre i tempi di implementazione» sostengono gli esperti di Sensoworks.
Nell’ambito del waste management, uno di questi prodotti altamente innovativi è ad esempio il dispositivo realizzato da Sensoworks insieme ad una delle principali multiutility italiane, attiva nella gestione e sviluppo di reti e servizi relativi all’acqua, all’energia ed all’ambiente. Si tratta di un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che —mediante misuratori di peso, di pH, di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare il tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.
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Molto di quel che abbiamo oggi, sia in termini di prodotti che di costrutti industriali, lo dobbiamo a una vera e propria rivoluzione, un evento storico determinante: la rivoluzione industriale.
Le conseguenze della pesante industrializzazione del 19° e 20° secolo, tuttavia, non solo hanno influenzato gli aspetti industriali della società, ma hanno passato una serie di sfide alle nuove generazioni, come ad esempio una pesante urbanizzazione e una società consumistica basata su un’economia lineare, modello di produzione che si occupa solo dell'estrazione, produzione e smaltimento dei materiali una volta finiti di utilizzare.
Oggigiorno, questo ha portato a gravi conseguenze e ci ha lascia con una delle sfide più difficili del nostro tempo: il ritorno a un’economia circolare.
Molto semplicemente, l’economica circolare è l’opposto di un modello di consumo lineare. Come abbiamo appena visto, un’economia di tipo lineare si occupa solo della nascita e della morte del prodotto, dall’estrazione allo smaltimento dei materiali utilizzati, dalla “Culla alla Tomba”.
In un modello di consumo circolare, invece, il prodotto riceve nuova vita attraverso riparazioni, riuso, nuova fabbricazione o (se non riparabile) riciclo così da riutilizzare il materiale per nuovi scopi.
In generale questo modello prevede due cicli: uno tecnico e uno biologico, come ben spiegato da questo grafico della Ellen McArthur Foundation. Cibo e materiali biologico diventano composto attraverso processi di compostaggio o anaerobici, rigenerando sistemi come per il terreno. Questo a sua volta diviene un solida base per settori come l’energia rinnovabile e quello alimentare. D’altro canto, il ciclo tecnico si occupa del recupero e della reintegrazione di prodotti, componenti, materiali, in pratica qualsiasi cosa a cui si possa dare nuova vita.
In una perfetta economia circolare, quindi, abbiamo pressochè zero rifiuti che finiscono in discariche o inceneritori, a completo beneficio della salute generale del sistema. Tuttavia, raggiungere questo traguardo non è così semplice. Per arrivare a un tale livello di performance circolare abbiamo bisogno di gestione e infrastrutture forti.
Ciò di cui abbiamo bisogno, quindi, è di prestare attenzione non solo al risultato che vogliamo raggiungere, ma anche alla strada da utilizzare per raggiungere l’obiettivo, che passa attraverso un completo ripensamento della gestione dei rifiuti delle nostre città e province.
Per avere un'efficiente strategia di gestione dei rifiuti dobbiamo raccogliere tempestivamente i rifiuti urbani residui, da contenitori che possano fornire informazioni chiare sul numero seriale, sul volume di rifiuti residui, lo status del contenitore (cadute accidentali, impatti, riposizionamento, incendi, ecc.) e uno storico contenente l’ora e la data di raccolta. (Alcuni di questi dati possono persino essere registrati per utenze domestiche, come la raccolta del riciclo porta a porta).
L’ottimizzazione delle operazioni di raccolta, insieme alla gestione della flotta di autocompattatori, può essere raggiunta grazie alle informazioni registrati in “near real-time” da dispositivi di smart tracking posizionati all’interno dei contenitori. In questo modo possiamo calcolare l’itinerario e la raccolta dei rifiuti sulla base del loro reale volume all’interno dei contenitori.
Questo ci permette di avere a disposizione un’analisi molto più dettagliata dell’uso dei contenitori, del loro stato di salute e di potenziali bisogni di manutenzione - così come dell’ottimizzazione generale dell’itinerario degli autocompattatori che girano in città e della loro efficacia.
Per garantire il funzionamento e l’efficienza delle attività di raccolta rifiuti, Sensoworks ha ideato una soluzione per il monitoraggio e tracciamento intelligente dei contenitori dei rifiuti: un dispositivo installato all’interno del contenitore - o integrato durante la sua produzione - per monitorare il volume di rifiuto residuo contenuto in tempo reale. In questo modo, gli operatori sanitari saranno sempre aggiornati sulla percentual di riempimento dei contenitori e potranno elaborare un piano di raccolta che tiene conto della capacità della flotta. In più, il dispositivo riporterà potenziali anomalie, come ribaltamenti, incendi, movimento e impatti, così da dare la possibilità di intervenire quanto prima in caso di tali eventi.
Il rilevatore del fattore di carico del rifiuto residuo verrà posizionato sulla parte superiore di ogni contenitore per identificare la percentuale di rifiuto contenuto attraverso una serie di sensori a ultra suoni. Abbiamo deciso di installare il rilevatore sulla parte superiore interna del contenitore per le seguenti motivazioni:
Il rilevatore è composto dalle seguenti parti:
Più dettagliatamente, le componenti sono state progettate come segue:
I sensori acustici sono installati in posizioni differenti rispetto all’unità d’acquisizione. 4 dei 5 sensori sono posizionati con un’inclinazione di circa 45° rispetto all’asse trasversale del case e del contenitore. Il sensore acustico centrale ha un’inclinazione di 90° rispetto all’asse trasversale del dispositivo. Per quanto riguarda l’acquisizione dei dati, i sensori si attiveranno in maniera consequenziale e non simultaneamente, così da evitare fenomeni di falsa eco o riverbero che potrebbero inquinare i dati e fornire informazioni errate.
Il sensore d’accelerazione fornisce la misura dell’accelerazione e dell’inclinazione del dispositivo, oltre all’accelerazione e l’inclinazione dello stesso container. Attraverso il trasferimento dei dati alla console e al centro operativo, il sensore permette la verifica della raccolta rifiuti e potenziali variazioni dovute a eventi straordinari (incidenti con veicoli e conseguente danno al contenitore, atti di vandalismo e potenziali ribaltamenti, ecc.).
Il rilevatore di monossido di carbonio fornisce la misura della quantità di gas all’interno del contenitore. Rileva il fumo dovuto a incendi dolosi o accidentali (ad esempio, dovuti ad atti di vandalismo). Il dispositivo è configurato per inviare un allarme alla console - e quindi al centro operativo - se alcuni valori tracciati superano una certa soglia (del tutto configurabile) e successivamente configurato per allertare le forze dell’ordine come polizia e pompieri per contenere il danno e limitare la diffusione dell’incendio all’area circostante.
La soluzione di monitoraggio è alimentata da sue moduli d’alimentazione interni o esterni. I moduli possono essere rimpiazzata nel caso in cui l’installazione di moduli ricaricabili non è possibile. Inoltre, la soluzione di monitoraggio può presentare un pannello solare posizionate sul coperchio del contenitore.
Per raggiungere una vera sostenibilità e circolarità per la nostra economia non possiamo ignorare l’intera gestione dei nostri rifiuti e dove questi finiscono alla fine del loro ciclo vitale. Avere misure di monitoraggio precise e costanti e del volume di rifiuti e dello stato di salute dei contenitori può aiutarci a organizzare e migliorare le attività di raccolta e smaltimento, avvicinando le nostre città - e l'intera società - a un’ambiente davvero sostenibile.
Tutti vogliamo cambiare il mondo e i molti modi in cui lo trattiamo. Lo vogliamo anche noi. Ma noi sappiamo anche che per cambiare il grande dobbiamo cominciare dal piccolo. Cioè dobbiamo cominciare dai nostri quartieri, dalle nostre province e città.
Sensoworks vuole prendere parte a questa rivoluzione mettendo a disposizione le sue competenze e soluzioni. Contattaci per saperne di più.